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La lucciola che non brilla

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C’era una volta una lucciola che non brillava.

Questo la rattristava perché voleva anche lei emettere la luce come le altre.

 

Un giorno, sul giornale però, lesse che esisteva una dottoressa che poteva curare tutti gli animali che esistono in tutto il mondo.

Così la lucciola, andò subito da lei.

La dottoressa non riuscì a guarirla subito, ma le disse di prendere una medicina, anzi uno sciroppo e di berlo sempre.

La lucciola, uscendo dalla visita pensò:

“Domani dovrò andare dalla mia amica volpe, e non posso prendere la medicina!”

“Come faccio a berla, mi vergogno di portarmela dietro.”

Quando andò dalla volpe, non riuscì, infatti, a berla e cominciare la terapia ma c’era ancora tempo. Lo disse allora alla volpe, che le rispose:

“Perché non me l’hai detto prima? Bisogna fare presto perché il tempo è quasi finito. “Allora andiamo con la mia macchina presto!”

Così, tornata rapidamente a casa, riuscì a bere la medicina ma non guarì e non riuscì a brillare.

 

Andò ancora dalla dottoressa che stavolta le disse:

“Ora ho scoperto la verità!”

“ Tu non hai mai brillato in vita tua!”

 

 

 

Primo finale      di G. Ballantini

“Ognuno è diverso, tu sei fatta così, sei una lucciola che non brilla.”

E la lucciola imparò ad accettarsi senza luce, anche perché i suoi amici non ci facevano caso e le sue compagne apprezzarono, sempre di più, la sua caratteristica unica, che la rendeva diversa e le dava un fascino particolare. 

 

Secondo finale     di A. Ballantini

Allora la dottoressa le somministrò una nuova medicina, più adatta, e lei brillò per sempre.

 Glauco Ballantini - 12/02/2015 17:55:00 [ leggi altri commenti di Glauco Ballantini » ]

Ho aggiunto un secondo finale, un pò alla Rodari. Sono sicuro che gli adulti preferiscono quello con la morale dell’accettazione della diversità, mentre i bambini preferiscono quello lineare con la semplice soluzione del problema.

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